OCEANI ISOLE E CONTINENTI | Emozioni scandinave | Viaggiare | Immagini | Spanish | | MARIO NIGRO FLISA
Nord Kapp

Immagini di Juanita Trinidad

Gianni Nigro




Nord Kapp, che gli italiani chiamano Capo Nord, è la punta estrema dell’isola di Magerøya. Di tale località si dicono cose che sfiorano la realtà ma che in effetti sono inesatte. Anzitutto non è l’estremo nord del Continente europeo, sia perché vi sono in Siberia delle punte più a nord, come latitudine, sia perché Capo Nord non fa parte in senso stretto del Continente, giacendo su di un’isola che è nettamente separata da una striscia anche abbastanza larga di mare.
     Tra l’altro questa lingua d’acqua viene percorsa all’inizio dell’estate artica dalle renne, che la traversano a nuovo d’istinto, dalla notte dei tempi.
     Se invece consideriamo tutte le terre emerse appartenenti a stati considerati europei, il primato spetta sì alla Norvegia, ma risiede delle Isole Svalbard, molto più a nord di Mageroya. Insomma, Nord Kapp è la punta nord dei turisti, almeno del turismo di massa, perché una èlite di fanatici dell’Artico, sempre meno èlite e sempre più massa, si spinge fino alle Svalbard addirittura alla base scientifica di Ny Alesund, dove si trova l’ufficio postale più vicino al Polo Nord del mondo.
     L’isola è costituita da una serie di grosse colline, la più alta delle quali assume il prestigio di monte e fa da piattaforma, proiettata verso il Polo Nord, alla costruzione relativamente recente che occupa il suolo di Capo Nord, a picco sul mare.
     La capitale dell’isola è LongYearbear, un grosso villaggio di più di mille residenti che raddoppia di abitanti d’estate, con l’arrivo dei turisti.. Ma nessuno si ferma a Longyearbear per più del tempo di firmare i moduli alle reception degli alberghi e posare le valige, per scappare subito verso Nord Kapp, situato a una cinquantina di chilometri di strada asfaltata. L’inizio della strada è relativamente pianeggiante, poi si inerpica lungo una serie di tornanti fino a raggiungere un altopiano in cui la tundra è veramente povera, anche d’estate. Praticamente inesistenti gli alberi ma anche assente qualsiasi cespuglio di betulle, restano i licheni, cibo prelibato e fondamentale per le renne.
     L’altopiano di Megeroya, molto vallonato, pieno di piccoli ghiacciai che non si sciolgono neanche in piena estate, con laghetti residuo di blocchi di ghiaccio, è in realtà ricoperta da sassi, sassi piccoli, medi, grandi, enormi.
     Il fascino particolare dell’isola è dato proprio da questo senso di assenza, quasi desolante, che in giornate senza sole può essere anche deprimente.
     All’inizio di giugno le giornate sono quasi sempre nuvolose, l’isola è ancora ricoperta dovunque da blocchi di neve ghiacciata e l’aspetto è decisamente tetro. Ma Se il cielo si spacca, arriva un sole giallo, artico, unico, presente di giorno e di notte.
     Il sole si alza sull’orizzonte verso sud introno alla metà della giornata, poi vi gira attorno, prima andando verso ovest. A mezzanotte, o meglio intorno all’una (per via dell’ora legale la vera mezzanotte è l’una) il sole è nel punto più basso sull’orizzonte, assolutamente a nord, e sembra che viviate un tramonto infinito.
     Poi, pian pianino, volge verso est e si alza progressivamente, ma mai molto.
     A mezzogiorno il sole è alto come in Italia a dicembre a quell’ora. E il ciclo ricomincia.